Donato Di Santo

Tra Italia e America Latina

Attività politiche in Italia
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IL LIBRO SUL “FUTURO DELLA NUOVA SINISTRA LATINOAMERICANA”

Insieme alle missioni in America latina, per costruire una nuova rete di relazioni politiche internazionali, si trattava anche di sviluppare attività in Italia che traghettassero il nostro approccio, verso l’America latina, dalla mera "solidarietà” alla collaborazione, al partenariato, all’interdipendenza. Presento alcune di queste attività ed iniziative.

Dopo alcuni anni di attività come responsabile per le relazioni con l'America latina, prima del PCI e poi del PDS, mi resi conto di essere testimone privilegiato di grandi cambiamenti nel subcontinente americano. Cambiamenti soprattutto nell'ambito delle forze di sinistra: conoscevo, ormai, personalmente molti tra i leader e protagonisti latinoamericani, e avevo accumulato una grande quantità di notizie ed informazioni che però, salvo che per le tradizionali "note interne" della Sezione esteri (che, dopo essere state lette dal Responsabile politica estera, erano destinate ad ingrossare i faldoni polverosi dell'archivio centrale, nei sotterranei del Bottegone), e salvo per qualche raro intervento che riuscivo a "piazzare” su qualche giornale (a volta su il manifesto, quasi mai su l'Unità), per il resto questo patrimonio di informazioni e riflessioni sarebbe andato inesorabilmente perso per i contemporanei, e fruibile solo (forse) per qualche postero.
In più di una occasione mi capitò di parlarne, sconsolatamente, con Giancarlo Summa, amico carissimo che viveva da anni in Brasile e che, pur dipendente - in aspettativa - de l'Unità, per scrivere qualcosa doveva ricorrere allo stratagemma dello pseudonimo (Gianluca Bevilacqua), negli articoli che faceva per la Stampa. Giancarlo conosceva bene il Brasile, e su Lula aveva scritto, insieme a Mario Cereghino, la prima biografia… Cominciammo seriamente a pensare di scrivere un libro a quattro mani... Il progetto prese corpo nel 1993, ed il libro uscì nel 1994, per i tipi della EDIESSE, grazie alla intercessione amichevole di Nana Corossacz, con il titolo "Rivoluzione addio. Il futuro della nuova sinistra latinoamericana ”.
Il libro era diviso in due parti. Una prima parte, che era il nostro testo, intitolata "Finalmente la sinistra è libera di fare politica” (parafrasando una affermazione di Lula), nella quale cercavamo di analizzare quello che si andava muovendo nelle forze di sinistra e di centrosinistra latinoamericane, con una particolare attenzione alla smobilitazione delle guerriglie e al peculiare processo di radicamento dei partiti progressisti nei poteri locali. In quegli anni ’90 la maggioranza della popolazione latinoamericana era amministrata dalle sinistre, un fenomeno inedito e straordinario, ma un fenomeno che non faceva certo notizia in Italia. Da noi occorrerà attendere una dozzina d’anni perché i mezzi d’informazione (di tuttii colori) si accorgano dell’America latina: sarà la crisi economica internazionale, la recessione europea, il boom brasiliano e i tassi di crescita economica di quasi tutti i paesi del subcontinente a "svegliare” i nostri giornali dal torpore. In quel periodo, purtroppo, per i giornali latinoamericani l’Italia era Cicciolina ed iniziava ad essere Berlusconi … mentre, per quelli italiani, America latina era sinonimo di morti ammazzati e viados. Diciamo che imperava una qual certa superficialità e disattenzione.
Nel bel mezzo di questa "disattenzione” molte cose andavano succedendo, soprattutto nelle realtà locali dove si ponevano le basi di ciò che accadrà di lì ad alcuni anni… Le due megalopoli erano amministrate dalla sinistra: San Paolo da Luiza Erundina, allora del PT, e Città del Messico da Cuauhtémoc Cardenas (che rappresentava la vera rottura del dominio assoluto del PRI). Così pure Montevideo, con Tabaré Vazquez; Rosario; Asuncion; Buenos Aires; San Salvador (con Hector Silva eletto dal FMLN); Managua; Bogotà; Porto Alegre; Villa El Salvador; Santos; centinaia di centri minori, decine di province, dipartimenti, Stati (nei paesi a struttura federale): come detto, più della metà della popolazione latinoamericana sceglieva le forze progressiste. Non in virtù di improbabili richiami "alle armi”, non per disperazione nichilista, non per rigurgiti rivoluzionari, … bensì "solo” per essere ben amministrati!
Con il nostro lavoro, e nell’indifferenza generale, cercavamo di scandagliare questi fenomeni, per meglio comprendere cosa si andava preparando.
La seconda parte del libro, intitolata "Siamo obbligati ad essere ottimisti” raccoglieva, invece, delle lunghe interviste con alcuni esponenti latinoamericani. Quattro di esse vennero realizzate dalla nostra amica, allora residente in El Salvador, Cecilia Gosso: con Cuauhtémoc Cardenas, con Dora Maria Tellez, con Rubén Zamora e con Sergio Ramirez. Summa raccolse quella con Lula, ed io con Isabel Allende , e con Tabaré Vazquez.
Per la prefazione Giancarlo mi propose di chiederla a Furio Colombo. Fui d’accordo. Loro due si conoscevano per via del giornale La stampa, ed era "intrigante” culturalmente che scrivesse la prefazione ad un libro sull’America latina un intellettuale che non la conosceva ma che, vivendo negli USA, da quel punto d’osservazione guardava il subcontinente…Realizzammo variepresentazioni del volume in diverse città. A Roma ve ne fu una molto speciale, presso la storica libreria Rinascita.
Una copia del libro andò poi in mano all’omologo di Fassino nel Psoe spagnolo, Raimon Obiols, intellettuale e artista catalano "prestato” alla politica. Ne fui lusingato ma anche preoccupato: in una parte del libro, infatti, si avanzavano delle critiche al modo come, negli anni precedenti all’avvento di Obiols, il Psoe aveva "interpretato” il mandato ricevuto da Willy Brandt di espandere la Internazionale socialista in America latina. L’avversione per il PT e il legame con il solo PDT in Brasile; la presenza del piccolo PRSD cileno (da cui proviene l’ "eterno” Segretario generale della IS, Luis Ayala) e l’emarginazione del PS in Cile; la situazione analoga con PGP e PSU in Uruguay; la "scelta” di legarsi all’APRA peruviana, ad AD venezuelana, all’MNR boliviano, al Partido Liberal (!) colombiano; a LN costaricense, e al PRD dominicano; l’assurda situazione messicana dove, per l’evidente impresentabilità dell’allora partito-Stato PRI, si teneva un grandissimo paese senza presenza della IS… Tutto ciò, ne ero convinto, difficilmente poteva corrispondere o interpretare lo spirito originario del mandato di Brandt.
Qualche settimana dopo ricevetti, attraverso il centralino del Bottegone (non c’erano ancora i cellulari), una "chiamata da Madrid”. Era Obiols. Temetti qualche grattacapo, invece mi chiamava per farmi i complimenti per il libro (da bravo catalano sapeva l’italiano, e l’aveva già letto tutto), e per invitarmi ad andare a Madrid per una riunione di scambio di informazioni e opinioni. Mi disse: "Io conosco bene il nord Africa ma non l’America latina, e leggendo il libro ho notato che tu sei un esperto dell’area. Vieni a Madrid così facciamo una giornata di lavoro insieme e mi aiuti a conoscere il "chi è chi” di ogni paese”. Fu una prova di umiltà, da parte di una personalità politica di primo piano, che mi colpì molto. Inoltre, aggiunse di aver deciso di pubblicare il libro in Spagna e di averlo già mandato a tradurre. Straordinario…
Qualche giorno dopo andai a Madrid, alla sede nazionale del Psoe (nella calle Ferraz), per incontrare Obiols. Ci chiudiamo nel suo ufficio e mi presentò una giovane compagna, spiegandomi che da pochi giorni collaborava con loro e voleva si occupasse di America latina: era Trinidad "Trini” Jiménez. L’intero giorno lo passammo ad analizzare, paese per paese, la situazione di tutta l’America latina…
Da allora con Raimon siamo rimasti in ottime relazioni e con Trini ci siamo rivisti innumerevoli volte in decine di paesi dell’America latina. Abbiamo avuto anche l’opportunità di avere, contemporaneamente, il medesimo ruolo istituzionale: io Sottosegretario di Stato con delega perl’America latina, lei Secretaria de Estado para "Iberoamerica” (come dicono loro, con un mix di tardo neo-colonialismo). Successivamente Trini ricoprirà anche il ruolo di Ministro degli Esteri, nell’ultimo governo di Rodriguez Zapatero.…
E la pubblicazione del libro in Spagna? Raimon mantenne la promessa e, dopo un paio di mesi, mi arrivò un pacchetto con due bei volumi, uno per me e l’altro per il coautore, Giancarlo Summa. Ne fui felice e già pregustavo la possibilità di richiederne un certo quantitativo di copie da spedire ai tanti referenti che ormai avevo in America latina, e di fare delle presentazioni in varie città dell’area. Ma c’era qualcosa che non mi "quadrava”. Guardai meglio e scoprii l’arcano: il libro era sì tradotto ma …non in spagnolo! Avrei dovuto immaginarlo: Raimon era un dirigente del Psoe ma, innanzitutto, era un intellettuale di Barcellona ed ex Segretario del Partido Socialista de Catalunya. Il suo "riflesso condizionato” era stato (e, ripeto, avrei dovuto immaginarlo dal primo momento), quello di tradurre il libro in …catalano. Peraltro in una edizione molto elegante.

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